(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 68

 

 

IL CANTO DEL CIGNO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La ragazza scivola tra le ombre come se fosse nata per farlo. Indossa un costume nero attillato e sgambato, i suoi capelli biondi sono tenuti fermi da una bandana pure nera in delle fondine fissate alle gambe sono inseriti dei sai, le micidiali corte spade a due lame giapponesi, alla schiena è fissata una katana, la spada dei samurai.

            Il nome con cui è nata è Nina McCabe, ma ultimamente ne usa anche altri: Belinda Swann e soprattutto Cigno Nero, killer ninja che sta cominciando una proficua carriera internazionale. Stanotte è qui per recidere gli ultimi legami con la sua vecchia vita ed onorare il suo ultimo contratto: uccidere i suoi migliori amici.

            Mentre si infila non vista nella casa a due piani che è il suo obiettivo non si accorge della figura vestita con una tuta verde e con in testa un cappellino: un uomo anziano dagli occhi spenti.

-Ah… Nina…- mormora -… stanotte vedremo se la tua discesa nell’oscurità è irreversibile oppure se c’è ancora speranza per te.-

            L’anziana figura tremola per un istante e poi scompare.

 

            Rick Mason si sta godendo un po’ di riposo nel suo appartamento quando sente suonare alla porta. Considerato che quasi nessuno conosce il suo indirizzo e che ha un sacco di nemici, l’uomo conosciuto anche come l’Agente, impugna la pistola e si accosta alla porta guardando dallo spioncino. Dall’altro lato c’è una donna bionda, decisamente bella e con un’aria vagamente familiare anche se per quanto ricorda non la conosce. Ha l’aria impaziente ma non sembra un pericolo. Chi è e come ha saputo dove vive? C’è un solo modo per saperlo subito, pensa Rick.

            Apre di colpo la porta e la donna, che veste una tuta da motociclista con sopra un giubbotto di pelle marrone gli si rivolge senza preamboli:

-Rick Mason?-

-Così dicono.- risponde lui lasciandola entrare.

-Lo stesso Rick Mason che è figlio di Phineas Mason, meglio noto come il Riparatore, e che con il nome in codice di Agente collabora con varie agenzie di spionaggio in tutto il mondo?-

            Mason chiude la porta alle sue spalle e replica:

-Sa molte cose di me, miss…-

-Mi chiamo Juliette… Juliette Marlin. Attualmente lavoro come interprete/traduttrice all’ONU ma anni fa ero un agente operativo del MI6 a Hong Kong.-

            La classica lampadina si accende nel cervello di Rick Mason.

-Juliette…- mormora -Ti facevi passare per una cantante di night ed eri anche piuttosto brava. Ero tra il pubblico in una delle tue esibizioni, anni fa, ma immagino che tu non te ne sia accorta. Eri legata a Shen Kuei, il Gatto mi pare di ricordare.-

-Ricordi bene.- c’è un tono di amarezza chiaramente percepibile nella voce di lei, che riprende a parlare dopo una breve pausa -Mi sono ritirata dopo la nascita di mio figlio ma ieri mattina un comando di killer ha cercato di ucciderci entrambi.-

-Tuo figlio è…-

-Il figlio di Shen Kuei, sì. Io e lui ci siamo lasciati poco dopo la sua nascita e sono sicura che questo attentato ha a che fare con lui… con la nostra vecchia vita. Sono certa che sono stati dei suoi nemici ad orchestrare l’attentato. Forse il bersaglio era solo Marcus, nostro figlio, o forse anche io, non lo so ma so che non resterò con le mani in mano. Devo proteggere mio figlio e stanare i miei avversari ma non posso fare tutto da sola, ho bisogno di aiuto e Clive Reston mi ha suggerito di rivolgermi a te.-

            Il che spiega molte cose, compreso come hai fatto ad avere il mio indirizzo, pensa l’Agente.

-Allora…- incalza Juliette -… qual è la tua risposta?-

-Dovresti saperla già- risponde quieto Mason –Ho la vocazione del cavaliere errante e noi cavalieri erranti non diciamo mai no alla richiesta di aiuto di una damigella in pericolo specie se è anche una madre.-

-Benissimo. Prepara la valigia. Ho già i biglietti per il prossimo volo per Hong Kong.-

            Sono troppo prevedibile, pensa Rick lasciandosi sfuggire un sorriso.

 

            La prima cosa che John Aman pensa entrando nell’ufficio è che è così grande che potrebbe entrarci un campo di calcio. Un’esagerazione forse, ma non più di tanto.

            Ad accoglierli un uomo corpulento di circa una sessantina d’anni.

-Sono l’avvocato Emerson Bale.- si presenta –Sono lieto che miss Rand sia potuta venire qui anche se non mi aspettavo che venisse con così tanti accompagnatori.-

            Così dicendo Bale scruta le cosiddette Armi Immortali in abiti “civili”.

-Non ho segreti per i miei amici.- ribatte Miranda Rand.

-Certo… certo. Vogliate seguirmi al tavolo delle riunioni per favore.-

            Bale si siede a capotavola mentre Danny e Miranda Rand si siedono ai suoi lati rispettivamente a sinistra e a destra, infine parla:

-Vi chiederete perché vi ho fatto venire qui, immagino. Per farla breve: devo leggervi le ultime volontà di Orson Randall.-

-Cosa?- esclama Danny –Ma come…?-

-Circa 24 ore fa ho ricevuto un messaggio. Indicava che dovevo aprire una certa busta e dava le indicazioni che il messaggio era autentico. Lasciate che vi spieghi una cosa: il mio studio si occupa degli affari di Mr. Randall sin dal 1928. Io, naturalmente non ho mai incontrato Orson Randall e l’ho sentito al telefono una volta sola. Amministriamo per lui un fondo a cui lui ha attino di quando in quando per le sue necessità ma il capitale è rimasto sostanzialmente intatto ed il fondo è cresciuto nei decenni… ma veniamo al dunque: la busta di cui vi parlavo era stata consegnata alla sede di New York del mio studio qualche settimana fa con istruzioni di aprirla solo in caso avessi ricevuto il messaggio di cui vi ho detto. È il testamento olografo di Mr. Randall in cui lascia come unica beneficiaria del fondo… sono le sue esatte parole…” la mia amata nipote Miranda Rand”.-

-Io?-esclama Miranda –Non… non è possibile… e poi Orson non era mio nonno… o sì?-

            Guarda il fratello che si stringe nelle spalle.

-Beh… era una specie di padre adottivo di nostro padre e quindi forse voleva dire… oh al Diavolo: non ho mai capito cosa avesse in testa Orson e non ne avrò mai più l’occasione mi sa.-

            Bale tossicchia per richiamare la loro attenzione e riprende a parlare:

-Il capitale rimane in amministrazione fiduciaria ma, fatti i debiti conti, Miss Rand può godere di una rendita di due milioni di dollari all’anno.-

-Si ode un fischio e tutti si voltano verso il gigantesco Cobra Grasso.

-Un bel po’ di soldi vero?- si limita a commentare il grosso cinese.

-È prevista anche l’apertura di un fondo secondario di un milione di dollari per ogni figlio che miss Rand dovesse avere.-

            Miranda è rimasta senza parole.

-Complimenti.- le si rivolge John Aman –Sei una donna ricca adesso, molto ricca.-

 

 

2.

 

 

A Las Vegas, come a Los Angeles, il cielo sta cominciando a tingersi dei primi colori del crepuscolo quando l’uomo e la donna entrambi con i capelli rossi, escono dall’aeroporto McCarran.

L’uomo con l’uniforme da autista si sistema il cappello e si avvicina loro. Non ha dubbi che siano coloro che stava aspettando: la donna è inconfondibile e l’uomo con gli occhiali scuri ed il bastone bianco è chiaramente cieco.

-Miss Romanoff, Mister Murdock? Sono stato incaricato da Mister Howard di accompagnarvi da lui. Seguitemi, prego, la vettura è da questa parte.-

Matt Murdock si china a sussurrare qualcosa all’orecchio di Natasha Romanoff:

-Una limousine con tanto di autista: il tuo amico Howard non bada a spese per impressionarci.-

-Non è mio amico.- replica, secca Natasha –E comunque il denaro non è mai stato un problema per lui… e non credo nemmeno gli interessi impressionarci.-

            Il viaggio si svolge senza storia e ben presto l’auto entra nel garage di uno dei più prestigiosi hotel della città. L’autista parcheggia, prende il bagaglio dei suoi ospiti e li guida sino ad un ascensore. Dopo una breve corsa le porte si aprono su un attico. Ad attenderli una donna.

-Miss Romanoff… Mister Murdock. Io sono Miss Wright, l’assistente personale di Mister Howard. Il mio principale si scusa ma è stato trattenuto da affari urgenti. Sarà, però, lieto di incontrarvi più tardi a cena.-

-E noi saremo lieti di incontrare lui.- risponde Matt. Non gli servono i supersensi che fanno di lui Devil per percepire la tensione tra Natasha e la Wright, è evidente che si conoscono già e non si piacciono.

-Simon vi accompagnerà al vostro alloggio. Si cena alle nove. Sarà una cena formale. Se non avete portato con voi gli abiti adatti, troverete un’ampia scelta nel guardaroba della vostra stanza. Mi raccomando: Mister Howard tiene moltissimo alla puntualità.-

-Ci sarà anche lei, Miss Wright?- chiede Natasha con una punta di acidità nella voce.-

-Naturalmente sì.- risponde lei con una sfumatura di ironia ben percepibile –Ci sarà anche il figlio di Mister Howard. Jack è ansioso di incontrarla… Madame Natasha.-

            Matt percepisce un improvviso irrigidimento di Natasha alla menzione del figlio di Harold Howard ma dura poco, il tempo di rispondere:

-Anch’io lo rivedrò volentieri.-

            Si avviano lungo un corridoio preceduti dall’autista quando improvvisamente Miss Wright aggiunge:

-Ah, dimenticavo: a cena ci sarà anche un’altra coppia.-

            Un’altra coppia? Natasha è sorpresa. Conoscendo bene l’ossessione di Harold Howard per la riservatezza al punto che non esistono sue immagini e solo pochissime persone, tra cui lei, lo hanno visto in volto negli ultimi 15 anni, la cosa è molto insolita. Vorrebbe chiedere spiegazioni ma ha la sensazione che la Wright rimarrebbe evasiva. Dovrà aspettare per una risposta.

            Una volta soli nella stanza, la Vedova Nera si mette ad esplorarla usando un apparecchietto che ha tirato fuori dalla borsetta.

-Che succede, Natasha?- le chiede Matt –Temi ci siano microspie o telecamere nascoste?-

-Con Howard non si può mai sapere.- replica lei –Comunque quest’aggeggio che mi ha fornito lo S.H.I.EL.D. dice che non ce ne sono. Matt… che puoi dirmi di quella Miss Wright?-

-Dipende da quel che vuoi sapere: direi che ha circa trent’anni, è alta circa un metro e 70, tacchi esclusi, capelli lunghi sino alle spalle, profumo di Givenchy, appena una spruzzata, porta gli occhiali. È molto sicura di se, ben istruita. Ha un accento del Kansas ben dissimulato sotto una perfetta pronuncia da Università Ivy League.-[1]

-Matt, tu mi sorprendi sempre.-

            Lui sorride.

-Beh… non sono perfetto: non ho potuto dirti colore della pelle, occhi e capelli.-

-I dettagli meno importanti, non credi?-

-Voi due non vi siete simpatiche vero?-

-Lasciamo perdere, vuoi? Ora abbiamo un po’ di tempo prima di cena. Come pensi di passarlo?-

-Natasha, sii seria.-

-Non ho voglia di essere seria, Matt… non ora e non qui, per favore.-

            Lui sospira e la stringe a sé. Gli capita di rado di sentirla così vulnerabile come adesso e capisce che non è il momento di farle domande. Si limita a baciarla.

 

            Negli uffici della Rand-Meachum Paladin guarda Joy Meachum, Presidente della società, e l’avvocato Jeryn Hogarth e poi dice:

-Le cose sono piuttosto serie.-

-Credo che questo lo sapessimo già, Paladin.- replica con impazienza la bionda Joy –Quello che vorremo sapere è: quanto serie?-

 

             

-Mortalmente serie. In altre parole, se non venderai a loro, non darei un soldo bucato per la tua vita, tesoro…se non ci fossi io a proteggere quel tuo bel corpicino s’intende. Sai quanto ci tengo a che non venga… danneggiato e non è solo per l’onorario.-

-Non è il momento di fare il buffone Paladin. Io non venderò ed anche se lo facessi tanto sarebbe Danny a non farlo e lui…-

-Loro se ne infischiano di Danny Rand e per avere quello che vogliono sono disposti a passare sul suo cadavere e quello di sua sorella e non mi sorprenderei di sapere che stanno facendo delle mosse in tal senso già adesso.-

            Buona fortuna, pensa Jeryn Hogarth. Non sanno che Danny è Iron Fist e che darà loro filo da torcere… e se invece lo sapessero? Non cambierebbe molto le cose: Danny è un osso duro comunque e non è solo.

            Alla fine Jeryn dà voce alla domanda che aleggia nell’aria da quando Paladin ha cominciato a parlare:

-Insomma… chi sono loro? Chi c’è dietro al Wai-Go? Le Triadi forse?-

-Ci è andato vicino, Hogarth. Nemmeno il mio hacker è riuscito a capire con certezza chi, nell’intrico di scatole cinesi che costituisce la proprietà del Wai-Go, ne è il vero proprietario. Tutto quello che ha trovato alla fine della pista sono due nomi: Drago Nero e Artiglio di Giada.-

-Nomi molto suggestivi ma non ci dicono nulla.-

-Ha ragione, Hogarth. Qualcosa di più è venuto dalla conversazione che ho registrato. Una mia amica mezza cinese me l’ha tradotto: a quanto pare un killer è stato incaricato di uccidervi entrambi e colpirà stanotte-.

            Il silenzio cade nella stanza.

 

            Nina sente il respiro pesante di McKinley Stewart che dorme ignaro del fatto che una donna che considera sua amica si accinge a staccargli la testa dal collo.

            La donna che era un tempo non avrebbe nemmeno considerato l’idea di sterminare la sola famiglia che gli è rimasta, ma la sua mente è stata recentemente rimodellata con mezzi ignoti per renderla fedele alla Mano, l’antica consorteria giapponesi di assassini ninja. La gentile Nina McCabe è stata rimpiazzata da Cigno Nero l’assassina.

            Esita come se stesse considerando quello che sta facendo, poi comincia a far cadere la lama.

-Non farlo, ragazza.-

            La voce alle sue spalle la fa trasalire. Si volta di scatto e nel farlo urta la lampada sul comodino e la a cadere. Nella stanza non c’è nessuno eppure… eppure…

            Il rumore della lampada caduta è sufficiente a svegliare Mac.

-Cosa sta…? Nina? Che ci fai qui vestita così? Perché quella spada?-

-Vorrei saperlo anch’io.-

            A parlare è stata Misty Knight che dopo aver spalancato la porta della stanza le punta contro una pistola

-Su, svelta.- incalza -Dicci che ci fai qui e come hai fatto ad entrare senza che ne accorgessimo.-

            La sola risposta di Nina è un grido mentre balza contro l’afroamericana e con un sol colpo le tronca il braccio destro. Misty urla e si porta istintivamente la mano sinistra all’avambraccio.

Nina contempla il braccio bionico di Misty caduto a terra e poi si volge verso di lei.

-Adesso…-
-Adesso niente.-

            Sul vano della porta è apparsa Colleen Wing con indosso solo un ridotto baby doll ma con in pugno la sua katana. Dietro di lei c’è Luke Cage che invece indossa solo gli slip.

            Nina sferra un rapido fendente contro la giovane dai capelli rossi. Colleen è rapida ad alzare la sua katana e le due lame cozzano l’una contro l’altra. Un colpo, un altro. Ogni affondo dell’una è rintuzzato dall’altra.

-Sei in gamba per un’americana purosangue, biondina.- le dice Colleen –Da come maneggi la katana si vede che hai ricevuto un ottimo addestramento.-

-La mia maestra è la migliore del mondo… e tu non vali nemmeno la metà di lei.-

            Colleen non vede nemmeno arrivare il colpo ma improvvisamente si ritrova disarmata mentre Nina le punta al collo la sua lama.

-Basta così, ragazza.- le intima Luke afferrandole il polso in una presa ferrea e torcendoglielo al tempo stesso.

            La ragazza si lascia cadere all’indietro e proietta Luke contro la vicina parete poi si rialza di scatto e gli lancia contro uno dei suoi sai che rimbalza sul petto dell’uomo.

-Bella mossa.- commenta Cage –Peccato per te che io sia quasi del tutto invulnerabile.-

-Quasi può non essere abbastanza.- replica lei e di nuovo salta. Una capriola, due, tre, quanto basta per confondere l’Eroe a Pagamento che prima di poter fare qualcosa è raggiunto da un colpo di taglio alla base del collo.

-Cosa?-

            Luke sente che le gambe non gli rispondono più e crolla a terra. Nina si tuffa verso la sua katana ma Colleen è più svelta e la blocca. Comincia una dura lotta tra le due per il possesso della spada, poi, improvvisamente, si ode un grido.*

 

3.

 

 

            L’aereo atterra a Hong Kong in perfetto orario. Rick Mason deve ammettere che è la prima volta che gli capita di andare in missione con un bambino di appena sei anni ma capisce che sua madre si trova tra l’incudine e il martello: se i suoi assalitori volevano davvero uccidere anche il bambino, non può lasciarlo senza protezione ma portarlo proprio là dove i nemici possono avere il loro quartier generale è stato davvero saggio?

            Durante il viaggio Rick ha fatto amicizia col piccolo Marcus, un ragazzino davvero vivace e curioso, forse troppo: lo ha subissato di domande

            La sola cosa che Juliette gli ha detto al riguardo è stata:

-Hai fatto colpo: Marcus non dà mai confidenza agli sconosciuti.-

-Sono sempre stato un uomo fortunato.- ha risposto lui.

            Ora, mentre lasciano il terminal dell’aeroporto, il tono di voce di Juliette cambia, la voce si abbassa ed assume quel tono sensuale che aveva quando cantava, è come se avesse lasciato cadere una maschera che aveva sinora e le sue parole sono cariche di nostalgia:

-Adoravo Hong Kong. Le sue notti erano piene di magia… e forse lo sono ancora, ma io non so più percepirla. Non so… mi piacerebbe ritrovarla.-

            D’istinto Mason le stringe la mano e lei ricambia per un istante per poi ritirarla. È come se gli volesse dire che non è una femmina in cerca di un maschio che la protegga. Non più almeno.

-Sei tu che dirigi le danze qui.- le dice mentre ferma un taxi -Qual è la nostra prossima mossa?-

-Prima di tutto andare a riposarci in hotel…- risponde Juliette -… e poi, quando saremo più freschi, andremo a cercare il padre di Marcus: Shen Kuei, detto il Gatto.-

 

            Colleen Wing si guarda le mani sporche di sangue e poi lo squarcio che le ha aperto in due il baby doll. Il taglio non è profondo, grazie al cielo ma perde molto sangue.

            La sua avversaria si è rimessa in piedi ed ha afferrato la sua katana per poi volgersi verso McKinley Stewart.

-Perché Nina, perché?- chiede lui.

-Nina McCabe non c’è più.- chiede lei –Io sono Cigno Nero. Mi dispiace Mac, non è nulla di personale, solo lavoro.-

-Un lavoro che non porterai a termine, ragazza.-

            Luke Cage si è ripreso e le afferra il polso ma Cigno Nero lo sbatte a terra come se fosse senza peso e sta per lanciare la sua arma contro Stewart quando una voce la apostrofa:

-Adesso basta!-

            La ragazza si gira per vedere un anziano giapponese vestito di verde ed apparentemente cieco. Al suo fianco un uomo in costume da ninja completamente bianco. Da dove sono venuti?

-E tu chi saresti, vecchio?- chiede lei.

-Quello che ti insegnerà l’educazione.- ribatte l’altro –Hai molto da imparare ragazza e la prima lezione inizia ora.-

            Il ninja bianco si para davanti a Nina che lo colpisce senza ottenere niente: il suo nemico non viene scalfito dalla lama che afferra strappandogliela di mano.

            Il vecchio alza il bastone e il ninja fa una mossa simile col braccio destro, affondandolo nell’addome di Nina, poi il vecchio alza ancora il bastone ed il ninja colpisce Nina al mento.

-Basta così Stone.- dice il vecchio mentre la ragazza cade a terra svenuta.

            A questo punto si volge verso Colleen Wing e la tocca col bastone. Miracolosamente la ferita della giovane si chiude.

            Intanto l’uomo chiamato Stone si è caricato Cigno Nero sulle spalle.

-Sono pronto.- dice.

            L’uomo in verde sorride.

-Bene… andiamo.-

-Un momento!- interviene Luke –Dove vorreste andare con la ragazza?-

-Ci prenderemo cura di lei e faremo in modo che non sia più una minaccia per voi.-

-Che vuol dire?- chiede Konnie Weiss che con King Lau è appena arrivata –Non vorrete…-

-Ucciderla? No… non temete: quel che faremo è cercare di ripulire la sia anima, se è ancora possibile, e liberarla dall’influsso della Mano restituendole il libero arbitrio. Di sua volontà non vi attaccherà più.-

-Ma tu chi sei?- chiede ancora Cage.

            Il vecchio cieco sorride rispondendo:

-Quando ero vivo mi chiamavano Stick.-

            Sia Colleen Wing che King Lau, entrambi esperti di arti marziali, spalancano gli occhi ad udire il nome di uno dei più famosi sensei dell’Oriente. Luke si limita dire:

-Che vuol dire: quando ero vivo? Vuoi forse darci ad intendere che sei...-

Prima che possa finire la frase, Stick, Stone e Nina sono scomparsi e la parola muore nelle labbra di Luke:

-… un fantasma?-

 

            Quando entrano nell’ampia sala da pranzo Matt Murdock e Natasha Romanoff. Ci trovano il padrone di casa, la sua assistente Miss Wright, anche lei in abito da sera, ed un ragazzo dai capelli castani e gli occhi chiari.

-Miss Natasha… è venuta!- esclama questi.

-Te lo avevo promesso no?- replica Natasha sorridendo e chinandosi per farsi baciare le guance -Buon compleanno Jack… e chiamami Natasha.-

-Va bene Natasha.- replica lui con entusiasmo.

            Matt stringe la mano al ragazzo, il famoso figlio di Harold Howard, un ragazzo alto per la sua età, ben messo fisicamente e c’è qualcosa nel suo odore che gli è familiare… possibile che…?

            Le riflessioni di Matt sono interrotte dall’uomo che si fa avanti.

-Sono lieto di incontrarla avvocato Murdock.-

-Harold Howard suppongo.- replica Matt -Avevo sentito dire che non incontra mai nessuno di persona.-

-Quasi mai… e mai senza un dispositivo che occulta il mio volto. Un mio vezzo, se vogliamo chiamarlo così, ma ora non serve. Natasha conosce bene il mio volto e quanto a lei… mi perdoni l’indelicatezza ma non ha bisogno della vista per riconoscere qualcuno non è vero?-

            Un’allusione pura e semplice al fatto che essendo lui cieco è inutile nascondergli il viso oppure Howard sa o sospetta che lui sia Devil?

            Non ha tempo di approfondire la questione, perché la porta dell’ascensore si apre e Matt sente un lieve ronzio. Capisce che il loro ospite ha azionato il dispositivo di criptamento di cui parlava ad esclusivo beneficio dei nuovi arrivati e lui li ha già incontrati entrambi.

            L’uomo è alto quasi due metri ed è di corporatura massiccia. Peserà quasi 300 chili, pensa Matt, e non è tutto. Non è un uomo comune questo è certo da quel capisce grazie ai suoi supersensi. Quasi tutto il suo corpo è fatto di policarbonati, i muscoli sono una combinazione di sistemi idraulici, penumatici ed elettrici. In parole povere è un cyborg.

-Le presento John Garrett.-

            Matt quasi non lo ascolta. I suoi sensi sono tesi sulla donna. Se potesse vederla saprebbe che indossa un mini abito rosso molto scollato e che i capelli neri e ricci le ricadono sulle spalle e sui seni, ma non ha bisogno di vederla per riconoscere il suo passo, il suo battito cardiaco, il suo odore.

            Il suo nome sale automaticamente alle sue labbra:

-Elektra.-

 

 

4.

 

 

            Quando Shen Kuei apre la porta della sua abitazione la sola cosa che dice è:

-Juliette.-

            Lei non parla, si limita a vibrargli un sonoro ceffone. L’uomo noto come il Gatto si limita a massaggiarsi la guancia e chiedere:

-Perché?-

-Hanno tentato di uccidermi a New York. Me e Marcus.- replica Juliette –E sono sicura che in qualche modo è colpa tua. Hai pestato i piedi a qualcuno che ha deciso di rifarsi sulla tua famiglia. Non è la prima volta che ci metti nei guai con le tue attività.-[2]

-Non posso negarlo.- risponde lui facendo passare Juliette, l’uomo che l’accompagna ed il bambino -Hanno tentato di uccidere anche me ma non immaginavo che avessero preso di mira anche voi.- prende in braccio il bambino –Ciao Marcus, sono sempre felice di rivederti.-

-Ciao papà.- risponde lui.

            Juliette indica l’uomo con lei:

-Lui è…-

-Rick Mason, detto l’Agente.- replica il Gatto –Operativo freelance per diversi servizi segreti. Mi fa piacere che sia lui a proteggerti.-

-Dovrei ripensare alle mie attività.- commenta Mason –Comincio ad essere troppo noto.-

-I migliori di noi lo sono sempre e questo non ci ha mai fermato.-

-Chi è che ci vuole morti?- chiede Juliette.

-Ancora non lo so per certo.- risponde Shen Kuei –L’unica cosa che ho saputo per certo è che si sono rifatti vivi due tuoi vecchi amici: ricordi Kogar e Spaccateste?-

            Al sentire quei nomi la maschera d’impassibilità di Juliette mostra delle crepe.

-Li… ricordo.-

            E non sono bei ricordi, capisce l’Agente, ma capisce anche che non è il momento di fare domande.

-I miei errori mi perseguitano.- prosegue Juliette –Ma anche se sono coinvolti, nessuno dei due ha le capacità di organizzare questa faccenda. Sai chi c’è dietro?-

-Ci sto lavorando.- risponde il Gatto –Quando siete arrivati stavo giusto aspettando un informatore che…-

            Qualcosa attraversa una finestra infrangendola. Il bambino urla spaventato mentre gli adulti si rendono conto che si tratta di un corpo umano.

-Fammi indovinare…- commenta Mason rivolto a Shen Kuei -… è il tuo informatore.-

-Purtroppo sì.- risponde lui –L’hanno ucciso e questo vuol dire…-

            Prima che possa finire la frase, una raffica di proiettili si abbatte contro la finestra.

 

            Natasha Romanoff può vedere l’espressione tesa sul volto di Matt Murdock mentre le sue mani si stringono al bastone come se volessero spezzarlo in due.

-Elektra…- ripete lui.

-Ciao Matt.- lo saluta la ninja Greca apparentemente imperturbabile.

-Cosa ci fai qui?- chiede bruscamente Matt.

-Dimenticavo che lei conosce Miss Natchios.- interviene Harold Howard –Avete avuto dei… trascorsi insieme se non erro.-

            Matt replica seccato.

-Questo era anni fa… ora lei è un’assassina professionista, ricercata dalle autorità federali. È una latitante e lei la sta proteggendo. Questo la rende un complice lo sa?-

-Credevo che lei fosse di mentalità più aperta, avvocato. Una persona non è presunta innocente finché non è giudicata colpevole da una giuria di suoi pari?-

-Naturalmente. Allora Elektra dovrebbe costituirsi ed affrontare il giudizio.-

-E in quel caso tu mi difenderesti Matt?-

-È per questo che sono qui? Beh… potrei prendere in considerazione la cosa se tu fossi disposta ad accettare le mia condizioni.-

-Basta così.- interviene di nuovo Howard –Non vi ho invitato qui per queste discussioni, non al compleanno di mio figlio.-

            E allora perché hai invitato Elektra Natchios quando dovevi sapere bene l’effetto che avrebbe avuto la sua presenza su Matt? Si chiede Natasha. A quale oscuro gioco stai giocando Harold? Cosa speri di ottenere?

            Il giovane Jack Howard la distrae da quei pensieri avvicinandosi a lei e dicendole:

-Siedi accanto a me Natasha per favore.-

-Beh io… ma sì… mi farà piacere.-

-Ottimo. Ho tante cose da chiederti: tanto per cominciare: è vero quel che si dice di Miss Natchios: che è una ninja e un’assassina a pagamento. Non… non sembrerebbe a vederla… voglio dire…-

-So cosa vuoi dire, Jack… e comunque è difficile giudicare le persone. Anch’io ho ucciso delle persone.-

-Ma l’hai fatto per ordine del tuo governo… è … è diverso.-

            Beata ingenuità, pensa Natasha, il ragazzo imparerà fin troppo presto quanto è spietata la realtà. Spera solo che non debba impararlo nel modo più duro come è accaduto a lei. Se solo potesse risparmiargli le delusioni e le tragedie che fatalmente incontrerà sulla sua strada, ma è un sogno impossibile

-La cena è servita.- annuncia il maggiordomo.

            Gli invitati prendono posto: Howard e suo figlio ai lati opposti a capotavola. Natasha alla destra di Jack ed opposta a Matt e più discosti, vicino a Howard, Elektra e John Garrett. Al centro Miss Wright.

-Sono così affamato che mangerei un bue intero.- dice Garrett ridendo.

-Garrett ti prego.- commenta Elektra -Comportati bene.-

-Cosa c’è? Ti dà fastidio che non abbia le buone maniere del tuo amico avvocato? Sono un po’ rozzo, lo ammetto. Che vuoi farmi. Spegnermi il cervello?-

-Non tentarmi Garrett.-

-Signori… e signore… non voglio discussioni a questo tavolo: risparmiate le vostre divergenze per il dopocena, per favore.-

            Alle parole di Howard Garrett si zittisce, Elektra sogghigna mentre la Vedova Nera scrolla la testa e ancora una volta si chiede a che scopo il miliardario ha inscenato questo psicodramma. Che tipo d’uomo è quello che non esita ad usare suo figlio per i suoi scopi? Forse non peggiore della donna che quel figlio ha abbandonato alla nascita dopotutto.

-A cosa stai pensando Natasha?- gli chiede Jack.

-A nulla di importante.- replica lei poi si china verso di lui dicendogli –E tu? Vedo che hai gli occhi puntati sulla scolatura di Elektra.-

            Il ragazzo si imporpora in volto e balbetta:

-Beh… io…io…-

-Tranquillo… è normale alla tua età e chi dice il contrario è uno sciocco.-

            Se solo fossero questi i veri problemi pensa ancora Natasha.

 

            Il nome dell’uomo è Matsu’o Tsurayaba ed è uno dei più temuti leader della Yakuza,[3] addestrato nientemeno che dalla Mano. Si crede al sicuro nella sua villa-fortezza appena fuori Tokyo, ma sta per apprendere che si sbaglia.

            È a letto con la sua compagna Fuyumi Fujikawa quando improvvisamente davanti a lui si materializza una figura vestita di verde accompagnata da sei guerrieri in tenuta da ninja completamente bianca uno dei quali porta sulle spalle una ragazza bionda svenuta.

            Matsu’o non sarebbe chi è se non li riconoscesse subito.

-I Casti!- esclama mentre istintivamente la mano corre alla pistola sul comodino –Cosa…?-

            Uno shuriken si conficca nella sua mano strappandogli un gemito.

-Non provarci più.- lo ammonisce il vecchio.

-Stick… tu dovresti essere morto.-

-E tu dovresti essere intelligente. Se lo fossi mi ascolteresti.-

-Parla allora…-

-Lei…- indica Nina McCabe sempre svenuta -… verrà con noi e la libereremo dalla nefasta influenza della Mano poi deciderà lei del suo destino. So che cerchi vendetta su Elektra e non interferiremo in questo ma lascerai in pace i suoi amici. Accontentati di aver mutato un’innocente ragazzina in una spietata assassina.-

-E se non volessi farlo?-

-In tal caso...-

            Ad un cenno di Stick il Casto chiamato Stone cala un fendente con la katana di Nina e stacca di netto la mano artificiale di Matsu’o.

-Se verrò a sapere che hai tentato di far uccidere gli amici di Elektra, ti verrà tagliata la mano sana e poi toccherà alle gambe. So che Wolverine ti ha già promesso un fato del genere ma, credimi, noi arriveremo prima e forse tu avrai abbastanza fiato da chiedergli di finirti.-

-E va bene… in fondo non m’importa nulla di quei tre idioti. Li vuoi vivi? Tienteli.-

-Una saggia decisione, attieniti ad essa, dammi retta.-

            I sette scompaiono come se non fossero mai stati lì.

 

 

5.

 

 

            Una cosa che Rick Mason può dire per certo della sua vita è che non ha mai il tempo di annoiarsi. Certo, se non ci fosse sempre qualcuno che cerca di farlo fuori forse sarebbe meglio. Se non altro, stavolta non sono coinvolti superumani... ancora. Oh Beh… se avesse voluto una vita tranquilla, avrebbe fatto il contabile… il che, forse, è quel che avrebbe desiderato suo padre per lui.

            Si alza da terra, dove si era buttato non appena partite le prime raffiche, e chiede:

-Tutto bene?-

-Non siamo feriti, se è questo che intendi.-

            A parlare è stato il Gatto, che sta fissando Juliette che a sua volta stringe a sé il figlio chiaramente spaventato.

-Calmati Marcus.- gli sussurra –Ora è tutto finito, i cattivi sono andati via.-

-Davvero, mamma? Chi sono? Perché ci sparano sempre?-

            Bella domanda, pensa, Rick poi si volge verso Shen Kuei e la sua domanda silenziosa è espressa apertamente da Juliette:

-Allora… che rispondi a tuo figlio? A chi hai pestato i piedi stavolta?-

-Me lo hai già chiesto e ti ho già risposto che non lo so.- ribatte lui con voce dura. Indica il cadavere che hanno scagliato dalla finestra -Doveva dirmelo lui, ma è evidente che non è stato abbastanza attento.-

-Già… evidentissimo.- commenta Juliette -Cosa proponi di fare adesso?-

            Rick li guarda: il linguaggio del corpo dice molto. C’è tensione tra di loro ma non solo quella superficiale di due ex che discutono, c’è anche un’innegabile e palpabile attrazione reciproca che entrambi si sforzano di ignorare.

 È lei, pensa l’Agente. Da quando sono arrivati a Hong Kong è cambiata e la maschera della donna comune è definitivamente caduta. Il modo in cui si muove, come parla, esprime una sensualità, una carica erotica forse inconsapevole ma sicuramente palpabile. Ne è affetto anche lui e questo non è… professionale. Juliette è il tipo di donna che metterebbe un uomo nei guai e lui ne sarebbe pure contento.

Con un certo sforzo Mason torna a concentrarsi sulle parole di Shen Kuei:

-… dovrò occuparmene personalmente. Mi toccherà andare in un luogo che conosci molto bene: il Pavone di Giada.-

 

            Matt Murdock si accerta che Natasha Romanoff stia dormendo, cosa non difficile con i suoi supersensi, quindi si alza dal letto, si infila il costume di Devil che ha, naturalmente, portato con sé e si avvicina alla finestra. Gli ci vogliono solo pochi istanti per aprirla e sgusciare fuori e non si accorge che la donna nel letto che ha appena lasciato ha aperto gli occhi.

            Appeso al suo bastone ha buon gioco a saltare fino al tetto dell’edificio e lei è lì. Non è sorpreso: ne aveva sentito la presenza da tempo. Lo sta aspettando: anche lei sapeva che questo confronto era inevitabile.

            Non può vederla ma sa che indossa il suo costume da battaglia, rosso come il suo, e sente che è armata.

-Sapevo che saresti venuto, Matt.- dice lei con un tono amaro nella voce.

-Ho una sola cosa da chiederti, Elektra…- le chiede Devil -… ti arrendi pacificamente o vuoi combattere?-

            Per tutta risposta Elektra estrae i sai e si mette in posizione di combattimento.

 

            Quanto tempo è passato? Giorni, mesi, anni o forse solo ore. Chi può dirlo in questo posto dove il tempo ha un significato tutto suo?

            Nina McCabe finisce di indossare il suo costume da Cigno Nero e si lega la bandana intorno ai capelli quindi fissa i sai alle fondine legate agli stivali ed impugna la katana facendola oscillare.

-E così vuoi andartene davvero.-

            A parlare è stato l’uomo massiccio avvolto in un costume bianco da ninja e che si fa chiamare Stone.

-Sì.- risponde Nina riponendo la spada nel suo fodero –Vi ringrazio per avermi reso di nuovo padrona della mia volontà ma devo proprio andare. Ho molto da fare.-

-Puoi aver recuperato il libero arbitrio ma non sei ancora del tutto libera dalla nefasta influenza della Mano e questo può ancora renderti schiava del tuo lato oscuro.-

            Nina sogghigna replicando:

-Il lato oscuro… se mettessi i verbi in fondo alla frase, sembreresti proprio il Maestro Yoda.-

-Temo di non capire.-

-Non mi sorprende: non mi sembri il tipo che va spesso al cinema. Non temo affatto il mio lato oscuro, praticamente ci convivo da quando è morto mio padre. Ho scelto una strada e la seguirò fino in fondo.-

-Nessuna scelta è irreversibile, lo sai.-

-È che non sono adatta a fare la monaca ninja e il bianco non mi si addice. Sono una cattiva ragazza e mi piace esserlo.-

            Detto questo Nina, o Cigno Nero che dir si voglia, comincia a discendere la montagna e non si guarda indietro neanche una volta.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Si conclude, così, un altro capitolo di questa serie un po’ anomala, con alcune trame che si chiudono, altre che si aprono ed altre ancora che proseguono. Riguardo ad eventi e personaggi di questo episodio, c’è molto poco da dire:

1)     Emerson Bale, avvocato della famiglia Worthington e membro del Consiglio dei Direttori delle Industrie Worthington, è un personaggio creato da Tony Isabella & Don Heck sulle pagine della serie Champions #5 del 1976. La sede principale del suo studio è a New York ma ha filiali in tutti gli Stati Uniti… in questo caso abbiamo visto la sede di Los Angeles.

2)     Stick è un anziano ninja cieco che aiuta segretamente il giovane Matt Murdock a padroneggiare i suoi supersensi poco dopo che li ha acquisiti. Egli stesso possiede sia il senso radar che gli altri sensi superpotenziati. È stato creato da Frank Miller & Klaus Janson su Daredevil Vol. 1 #176. Stick è morto in Daredevil Vol. 1 #189 per salvare la vita di Devil ma a quanto pare sopravvive come fantasma

3)     I Casti, la setta di ninja un tempo guidata da Stick e che si oppone alla Mano, sono un’altra creazione di Frank Miller & Klaus Janson ed hanno fatto la loro prima apparizione su Daredevil Vol. 1 #187.

4)     Nota di continuity: lo scontro tra Devil ed Elektra prosegue su Devil #67, vi conviene non perderlo, è un consiglio del tutto disinteressato. --^

Nel prossimo episodio… le conseguenze dello scontro tra Devil e Elektra, Paladin cerca di impedire un duplice omicidio, Miranda Rand trova guai a Los Angeles e tanto altro ancora. Non mancate.

 

 

Carlo



[1] L’associazione delle otto più antiche università della Costa Est degli Stati Uniti

[2] Infatti è già accaduto su Peter Parker: Spider Man Vol. 1° #81 (In Italia su Uomo Ragno, Marvel Italia, #242).

[3] Il crimine organizzato giapponese